MERCOLEDI' SANTO - Ufficio delle Tenebre


Il Mercoledì Santo dell' anno 2010, l' Ufficio delle Tenebre è ritornato ad essere celebrato a San Severo, dopo una assenza di quarant’ anni.
Questo antico rito della liturgia viene officiato dai Confratelli della Arciconfraternita dell' Orazione e Morte nel giorno del Mercoledì Santo alle ore 21, nella chiesa di S. Maria della Pietà.
E' tratto dal Breviario dell’ Ufficio Divino, come una volta era chiamata la “liturgia delle ore” ed è chiamato “delle Tenebre” per ricordare gli antichi riti notturni, in relazione alle Tenebre che secondo le Sacre Scriturre accompagnarono la morte di Cristo rievocando l’ immagine della Chiesa che brancola nel buio senza il suo Dio.
Prevede tre notturni, ciascuno dei quali costituito dalla recita di tre salmi, tre letture, tre responsori.
Fino agli inizi degli anni ’70 del secolo scorso, questo rito era celebrato in tutte le chiese di San Severo, soprattutto ad opera delle Confraternite impegnate nelle tradizionali liturgie della Settimana Santa, tra le quali quella dell’ Orazione e Morte.
Di forte immagine simbolica, il rito si svolge come prescritto dal “Liber Usualis” e prevede l’ utilizzo del classico candelabro triangolare con 15 candele detto “saittia”, le cui candele vengono spente gradualmente alla fine di ogni canto; si conclude con il “terremoto” ovvero il fragore e lo strepitio provocato dall’utilizzo di tradizionali strumenti di legno e dallo battere i breviari sul coro e sui banchi, a rievocare il fragore che scosse la terra quando Gesù spirò.



- Testo a cura del dott. Francesco Stanzione, tratto da un articolo di Antonio D' Amico su "La Gazzetta del Mezzogiorno" di giovedì 1 aprile 2010.
- Foto del manifesto a cura dell' Arciconfraternita dell' Orazione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo.


Dal sito della Associazione Gruppo Vocale Polyphonia

- L' UFFICIO DELLE TENEBRE -

La Liturgia della Chiesa, così come si è formata nel corso della sua storia millenaria attraverso un lento ed elaborato processo, è suddivisa in due grandi ambiti. Il primo è quello della Liturgia Eucaristica, la Messa; il secondo è la Liturgia della Ore (un tempo detto Ufficio Divino), costituito dall'insieme delle preghiere previste per i vari momenti della giornata. Il libro che contiene i testi recitati durante la messa è il Messale, quello che riporta i testi recitati durante l'Ufficio Divino è il Breviario.
Prima della riforma del Concilio Vaticano II l'Ufficio Divino era così strutturato:

  • MATTUTINO: si recitava subito dopo la mezzanotte in ricordo ed onore dell'ora in cui nacque Nostro Signore. Era suddiviso in tre notturni, ciascuno composto da tre Salmi, tre Lezioni (letture tratte dalla Bibbia o da scritti dei Padri della Chiesa), tre Responsori. Il numero tre simboleggia le tre persone della SS. Trinità ed i tre tempi della Verginità di Maria, cioè ante Partum, in Partum, post Partum.
  • LODI: allo spuntar dell'alba si recitavano 5 Salmi, affinché il Signore custodisca i 5 sensi durante il giorno. Talvolta si recitava in successione al mattutino.
  • ORA PRIMA: in onore della Resurrezione, nel momento in cui le tre Marie ebbero notizia dell'evento.
  • ORA TERZA: in onore della Passione che a quell'ora cominciò.
  • ORA SESTA: in onore della Crocifissione che a quell'ora cominciò, l'ora in cui avvenivano i sacrifici nel tempio, l'ora in cui, secondo la tradizione, Adamo mangiò il frutto vietato.
  • ORA NONA: l'ora della morte del Redentore.
  • VESPRI: così chiamati perché si recitano al crepuscolo, l'ora in cui venne istituita l'Eucarestia. All'imbrunire Gesù fu deposto dalla croce e si manifestò ad Emmaus. Si recitano 5 Salmi in onore delle 5 piaghe. Si recita il Magnificat che a quell'ora fu recitato la prima volta.
  • COMPIETA: chiudeva gli uffici divini e tutte le incombenze della giornata prima del riposo notturno, in onore della Sepoltura di Nostro Signore e per invocarne l'aiuto contro i pericoli della notte. Si conclude con il Cantico di Simeone (Ora lascia, Signore, che il tuo servo vada...)

Le ore così indicate fanno riferimento al conteggio delle ore utilizzato in epoca romana. I Romani avevano suddiviso il giorno in 12 ore diurne, dall'alba al tramonto, e 12 ore notturne. Così l'ORA PRIMA è l'alba, la TERZA le 9-10 circa, la SESTA mezzogiorno, la NONA le 15 circa, i VESPRI le 17 circa.
Nei primi secoli del Cristianesimo era consuetudine vegliare in preghiera durante le notti che precedevano le festività più importanti. L'usanza di pregare nei vari momenti della giornata venne codificata in ambito monastico da San Benedetto. Dai monasteri l'usanza di celebrare l'Ufficio Divino passò a tutti i chierici e talune celebrazioni divennero pubbliche nelle parrocchie e nelle cattedrali, in particolare in occasione dei momenti più importanti dell'anno liturgico e con riferimento al Mattutino, Lodi e Vespri. Gli orari si adattavano alle stagioni ed a partire dal XIV secolo il mattutino venne anticipato alla sera precedente, evidentemente allo scopo di rendere più agevole la partecipazione della gran massa dei fedeli.

Che cosa si recita durante l'Ufficio Divino?

Ogni ora è articolata in maniera diversa in relazione alla sua importanza ed in considerazione del periodo liturgico. Gli elementi strutturali sono tuttavia costanti e sono costituiti da:
INVITATORIO: il canto iniziale che invita alla preghiera;
INNI: di contenuto poetico e didattico, composti dai Padri della Chiesa;
SALMI: tratti dal Salterio biblico, recitati da due cori che si alternano nei versetti, preceduti e chiusi da un'antifona che incornicia il salmo e ne riassume il significato;
LETTURE: passi biblici e patristica;
RESPONSORI: canto che segue la lettura come momento di meditazione.

Che cosa ne è oggi dell'Ufficio Divino?

Oggi si chiama Liturgia delle Ore e la riforma del Concilio Vaticano II ha reso più semplice la celebrazione per i sacerdoti moderni e per i laici. L'ora prima è stata eliminata, il Mattutino è stato trasformato in Ufficio delle Letture e può essere recitato a qualsiasi ora; è stata data la possibilità di recitare una sola delle altre ore (terza, sesta e nona), chiamandola ora media, ed è stata ridotta la struttura. Prima i 150 salmi erano recitati integralmente nel corso di una settimana, ora vengono recitati nel corso di 4 settimane. Qualora si possa o si voglia, l'Ufficio Divino può essere recitato nella sua struttura antecedente alla Riforma. Infatti, il Concilio Vaticano II, nel modificare in ragione dei tempi, non ha cancellato i riti del passato, che di fatto e di diritto fanno ancora parte del patrimonio liturgico della Chiesa. Presso alcune comunità monastiche ed altre congregazioni, l'Ufficio Divino viene tuttora cantato nella sua forma tradizionale ed il Mattutino viene eseguito nelle ore notturne.

Che rapporto c'è tra l'Ufficio Divino e la musica?

Tutta la liturgia era cantata. I testi e la musica costituiscono una unità indivisibile che nella forma del Canto Gregoriano è ancora oggi di diritto, se non di fatto, il canto ufficiale della Chiesa. Oltre il dato liturgico, la prassi e la teoria del Canto Gregoriano, formatisi in oltre mille anni, dagli inizi del Cristianesimo al XI secolo, sono l'alfabeto fondamentale di tutta la musica occidentale. I più grandi compositori, da Palestrina a Stravinskij, hanno musicato, nelle forme più disparate, i testi dell'Ufficio Divino.

L'UFFICIO DELLE TENEBRE
L'Ufficio delle Tenebre (Officium Tenebrarum) era il solenne MATTUTINO previsto per il triduo sacro (Giovedì, Venerdì e Sabato Santo).
La celebrazione veniva detta "delle Tenebre" in ricordo degli antichi riti notturni, in relazione alle Tenebre che scesero sulla terra alla morte di Cristo, all'oscurità della morte, rievocando l'immagine della Chiesa che brancola nel buio senza il suo Dio. Prevedeva tre notturni (riprendendo la tradizione delle Vigiliae: i turni di guardia delle sentinelle), ciascuno dei quali costituito dalla recita di tre salmi, tre letture, tre responsori.
La chiesa, spoglia e disadorna, comunicava un profondo senso di mestizia.
Questa sera il Gruppo Vocale Polyphonia intende proporre un sintetico estratto del MATTUTINO recitato il Giovedì ed il Venerdì sera, interpretando i celebri RESPONSORI musicati da Tomás Luís de Victoria (tratti dall'Ufficio per la Settimana Santa pubblicato a Roma nel 1585 - Officium Hebdomadae Sanctae).
I Responsori, cantati dopo la lettura, riprendono il testo delle letture e lo rielaborano in forma libera e lirica. E' il momento più intenso dell'orazione: l'elemento poetico e musicale si fondono, conducendo il fedele a far proprio il testo, a viverlo e meditarlo. I versetti sono brevi, semplici ed efficaci, e la repetenda che segue facilita la memorizzazione della formula. I Responsori di de Victoria si esprimono con la stessa intensità dei quadri di Caravaggio e comunicano il dramma della passione e del tradimento con accenti vivi e reali. Il tema del dolore è espresso in modo sublime, con piena partecipazione drammatica e l'espressività musicale viene chiaramente modulata in ragione dell'espressività del testo, quasi anticipando la concezione del dramma romantico.
Durante l'Ufficio delle Tenebre la Chiesa era avvolta dalla penombra. A sinistra dell'altare veniva posto un candelabro a forma di triangolo, con 15 candele, 7 per lato e una al vertice, che rappresentavano gli 11 apostoli fedeli, le tre Marie e Gesù (la candela al centro più alta). Per ogni salmo cantato si spegneva una candela, l'ultima non veniva spenta ma nascosta dietro l'altare a simboleggiare la sepoltura di Nostro Signore. Si spegnevano i lumi piangendo la morte della vera Luce (le tradizioni locali hanno sviluppato consuetudini diverse quanto al numero delle candele: in Molise era invalso l'uso del candeliere con 13 candele, a simboleggiare i 12 apostoli ed il Cristo).
Al termine della cerimonia il Liber Usualis prescriveva: "Ci sia un poco di fragore e strepito" (Sit fragor et strepitus aliquantulum): tutti i presenti procuravano rumore battendo le mani o il breviario sui banchi, oppure utilizzando tradizionali strumenti in legno, a rievocare il fragore che scosse la terra quando Nostro Signore spirò. Dopodiché, nel silenzio, la candela rimasta accesa e nascosta dietro l'altare, veniva ricollocata sul candelabro e tutti si allontanavano.
Quello che segue è un tentativo di riproposizione parziale e sintetica della cerimonia. Il Maestro direttore e i cantori aspirano invece a riproporre per intero il raccoglimento e la profonda simbologia della cerimonia, si prega pertanto di non interrompere l'esecuzione con applausi; lo strepito ed il fragore finale liturgicamente previsti, al quale tutti potranno dare il loro contributo, potrà svolgere, per chi lo vorrà, la stessa funzione.

a cura del Gruppo Vocale Polyphonia

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PROGRAMMA

Tomás Luis de Victoria (1548-1611)
Responsori per la Settimana Santa
Benedictus Dominus

Gregorio Allegri (1582-1652)
Miserere

Giovanni Battista Martini (1706-1784)
Christus factus est

Gregoriano
Salmi - Benedictus Dominus

Letture
Dall'esposizione di S. Agostino sui Salmi
Dalla Lettera agli Ebrei

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Primo Notturno

Salmo "Diviserunt sibi vestimenta mea" (gregoriano)
Lettura (dall'esposizione di S.Agostino sui Salmi)
Responsorio "Amicus meus" (De Victoria)

Secondo Notturno

Lettura (dall'esposizione di S.Agostino sui Salmi)
Responsorio "Tamquam ad latronem" (De Victoria)
Lettura (dall'esposizione di S.Agostino sui Salmi)
Responsorio "Tenebrae factae sunt" (De Victoria)
Lettura (dall'esposizione di S.Agostino sui Salmi)
Responsorio "Animam meam dilectam" (De Victoria)

Terzo Notturno

Salmo "Alieni insurrexerunt in me" (gregoriano)
Lettura (dalla Lettera agli Ebrei)
Responsorio "Tradiderunt me" (De Victoria)
Lettura (dalla Lettera agli Ebrei)
Responsorio "Jesum tradidit impius" (De Victoria)
Lettura (dalla Lettera agli Ebrei)
Responsorio "Caligaverunt oculi mei" (De Victoria)

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"Benedictus Dominus" (gregoriano/De Victoria)
"Christus factus est" (Martini)
"Miserere" (gregoriano/Allegri)
Strepitus et fragor

- Testo e foto tratti dal sito della Associazione Gruppo Vocale Polyphonia di Campobasso.
** Esprimo il mio doveroso e sentito ringraziamento agli amici Franco Modola e Aldo Prattichizzo per avermi fornito il presente materiale fotografico sulla Settimana Santa di San Severo.